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Gianluca Pino

Consulente Finanziario a Roma | Private Banker Banca Generali

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Commento Mensile

📕 Commento Mensile

QUADRO MACROECONOMICO

Il contesto macroeconomico globale attuale presenta una crescita disomogenea tra le principali economie. Negli Stati Uniti, l’economia continua a espandersi, seppur ad un ritmo più lento, sostenuta da un mercato del lavoro solido e da investimenti in aumento. Al contrario, l’Eurozona conferma una crescita stagnante e un’inflazione sopra ai target della BCE. La Cina si prepara ad affrontare sfide strutturali e tensioni commerciali con gli USA. Sul fronte politico, le recenti elezioni tedesche hanno visto la vittoria del partito di centro-destra di Merz, ma senza maggioranza assoluta. Contestualmente, Trump ha proseguito con nuove misure, in particolare politiche commerciali protezionistiche, con possibili ripercussioni sul commercio globale e sulla stabilità economica internazionale. 

STATI UNITI

L’attività economica ha mostrato segnali di rallentamento nell’ultimo mese, attribuito principalmente a una serie di fattori, tra cui l’incertezza economica globale, i tassi di interesse ancora elevati e le crescenti tensioni commerciali. A febbraio Trump ha annunciato l’imposizione di tariffe del 25% su auto e altri prodotti provenienti dall’UE (es. prodotti agroalimentari, moda e pelletteria, macchinari industriali ecc.), accusando l’Europa di approfittarsi degli Stati Uniti. Un primo segnale di incertezza lato consumi è emerso con le vendite al dettaglio negli USA, che si sono contratte dello 0,9% m/m a gennaio, un dato peggiore delle previsioni (-0,2% m/m). Si tratta del calo più grande delle vendite al dettaglio da marzo 2023, influenzato anche da condizioni meteorologiche avverse e gli incendi a Los Angeles che hanno pesato sulla spesa dei consumatori. Inoltre a febbraio, l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dal Conference Board è sceso a 98,3 punti dai 105,3 di gennaio, segnando il terzo calo mensile consecutivo e il più significativo da agosto 2021. Anche i leading indicators hanno confermato attese in raffreddamento, con il PMI Composito che è sceso da 52,7 a 50,4. Questo rallentamento è stato principalmente causato dal settore dei servizi, contrattosi sotto la soglia 50 per la prima volta in due anni (da 52,9 a 49,7), a fronte di un PMI Manifatturiero in zona espansiva per il secondo mese consecutivo. La pubblicazione del dato sull’inflazione statunitense di gennaio ha sorpreso con un rialzo del +0,5% m/m (attese +0,4%, prec. +0,4%) e +3,0% a/a per quanto riguarda l’headline, mentre la componente core è aumentata del +0,4% m/m (attese +0,3%, prec. +0,2%). Nessuna sorpresa invece dal PCE Core, l’indicatore preferito della Fed, che è aumentato dello 0,3% su base mensile, leggermente al di sopra dell’aumento dello 0,2% registrato nel mese precedente, e in linea con le previsioni. Su base annua, l’inflazione PCE Core è scesa al 2,6% dal 2,9% rivisto al rialzo, segnando il suo primo rallentamento in quattro mesi. Il verbale dell’ultima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) pubblicato il 19 febbraio 2025, ha evidenziato un approccio cauto da parte della Fed riguardo alla politica monetaria. I funzionari hanno espresso preoccupazione per l’inflazione persistente e l’incertezza economica, indicando la necessità di ulteriori progressi nel contenimento dell’inflazione prima di considerare eventuali riduzioni dei tassi d’interesse. Inoltre, sono emerse discussioni sulla possibilità di interrompere o rallentare il processo di riduzione del bilancio (quantitative tightening) a causa delle preoccupazioni legate al tetto del debito, che potrebbero influenzare le condizioni del mercato monetario e la liquidità. La Fed intende mantenere un atteggiamento vigile, monitorando attentamente i dati economici per bilanciare la stabilità dei prezzi e la crescita economica prima di intraprendere ulteriori azioni di politica monetaria.

EUROPA

Dalla seconda stima preliminare è emerso che l’economia dell’Eurozona è cresciuta dello 0,1% nell’ultimo trimestre del 2024, mettendo a segno la performance più debole dell’anno. Le due maggiori economie del blocco si sono contratte, con il PIL della Germania in calo dello 0,2% e quello della Francia dello 0,1%, mentre l’Italia è rimasta stagnante per il secondo trimestre consecutivo. Al contrario, Spagna (0,8%) e Portogallo (1,5%) hanno registrato una solida crescita. Su base annua, il PIL dell’area euro è cresciuto dello 0,9%, lo stesso dato del terzo trimestre. Considerando l’intero anno, l’economia è cresciuta dello 0,7%. Dai leading indicators non emergono ulteriori segnali di contrazione: l’indice PMI composito è rimasto stabile a 50,2, suggerendo un’espansione economica quasi stagnante. Il settore manifatturiero ha mostrato un lieve miglioramento, con l’indice PMI in aumento da 46,6 a 47,3, pur rimanendo in territorio di contrazione. Al contrario, il settore dei servizi ha registrato un calo, con l’indice PMI sceso da 51,3 a 50,6, indicando una crescita modesta. La domanda complessiva è diminuita per il nono mese consecutivo, con un calo dei nuovi ordini. L’inflazione in Eurozona a febbraio si è stabilizzata a +2,6% a/a (stima flash). Come per la crescita, anche per quanto riguarda l’andamento dei prezzi si sta assistendo ad una dinamica eterogenea nei Paesi del blocco, che vede la Germania registrare tassi di inflazione (2,8% a gennaio) superiori rispetto alle altre principali economie del Vecchio Continente.

GIAPPONE

L’economia giapponese è cresciuta solo dello 0,1% nel 2024, il ritmo più debole dal 2020, a causa di una serie di eventi negativi, tra cui calamità naturali, deprezzamento dello yen e incertezze commerciali globali. I consumi privati sono diminuiti dopo tre anni di crescita (−0,1% contro lo 0,8% nel 2023), poiché gli aumenti salariali sono rimasti indietro rispetto all’inflazione per gran parte dell’anno. Sul fronte commerciale, le esportazioni hanno registrato il loro aumento più lento dal 2020 (1,0% contro il 3,0%) impattando in maniera importante sul PIL. Si osserva una relativa ripartenza dei consumi interni in questi primi mesi dell’anno, con le vendite al dettaglio che a gennaio sono cresciute al ritmo del 3,9% a/a, in accelerazione dal precedente del 3,5%, rivisto al ribasso dal 3,7%. Il CPI è aumentato del 4% su base annua a gennaio, dal 3,6% del mese precedente, spinto dall’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e dagli effetti di ricaduta sui servizi. L’indicatore di base (esclusi i prodotti alimentari freschi) è salito del 3,2% anno su anno, in rialzo rispetto al 3,0%. Dopo aver aumentato i tassi di interesse a 0,5% a gennaio, la BOJ continua a monitorare attentamente l’andamento dei prezzi: dalle ultime dichiarazioni dei membri del consiglio dell’istituto centrale è emersa la necessità di aumentare i tassi almeno all’1% entro la seconda metà dell’anno fiscale.

CINA

A febbraio 2025, l’economia cinese ha mostrato alcuni segnali incoraggianti, nonostante permangano le criticità. I dati a cura dell’NBS indicano che il PMI manifatturiero di febbraio è cresciuto da 49,1 a 50,2, influenzato da alcuni fattori stagionali, tra cui la ripresa dell’attività delle aziende, dopo la pausa del capodanno lunare. Nonostante la crescita della produzione e dei nuovi ordini nel mese di febbraio, molte aziende hanno continuato a ridurre il personale, portando a una diminuzione dell’occupazione per il sesto mese consecutivo, anche se a un ritmo più lento. Parallelamente, il PMI dei servizi si è attestato da 50,2 a 50,4, indicando una crescita marginale del settore. In vista della riunione annuale del Politburo, prevista per il 5 marzo, si prevede l’approvazione di obiettivi economici chiave per il 2025. Tra questi, un ambizioso target di crescita del PIL intorno al 5% e un aumento del deficit di bilancio al 4% del PIL, destinato al supporto dei consumi, ad investimenti industriali e a progetti di investimento strategici.

OUTLOOK

In un contesto geopolitico in continua evoluzione, lo scenario economico per la fine del 1Q 2025 continua ad essere guidato dall’equilibrio delle politiche economiche (fiscali e monetarie) nei principali blocchi economici. Mentre le politiche fiscali nei principali Paesi sono previste espansive, le decisioni di politica monetaria dei vari istituti centrali saranno più eterogenee, sia nei tempi di attuazione che nell’entità delle misure, in risposta alle specifiche esigenze economiche di ciascun Paese. Nell’ambito delle politiche fiscali, le politiche commerciali rivestono particolare importanza e si prevede che saranno applicate seguendo una logica mirata sia per quanto riguarda le merci soggette a tariffe che i Paesi destinatari delle misure. 

 CRESCITA ECONOMICA 

La crescita globale si consoliderà nell’intorno del 3,3% nel 2025, grazie al sostegno derivante sia da politiche fiscali espansive sia da politiche monetarie accomodanti nelle principali economie. Il ritmo di crescita sarà variegato nelle diverse macro-aree. Gli Stati Uniti e la Cina continueranno ad essere i principali motori della ripresa, seppur con un minor «eccezionalismo» nei dati economici statunitensi rispetto a quanto sinora osservato. In Germania, la maggiore stabilità politica post-elezioni favorirà l’adozione di politiche fiscali espansive da parte del nuovo governo, che potrebbero prevenire una recessione nel Paese. Le dinamiche di crescita nei vari Paesi dell’Eurozona non saranno uniformi, ma saranno comunque sufficienti a evitare una contrazione eccessiva delle attività nell’intera area. 

INFLAZIONE 

Il processo di riduzione dell’inflazione si è fermato nelle principali economie sviluppate. In molti Paesi, l’inflazione potrebbe stabilizzarsi ai livelli attuali, mettendo in dubbio il raggiungimento degli obiettivi delle rispettive banche centrali entro l’anno. Le economie con una crescita più debole potrebbero vedere maggiori progressi in questa direzione. L’adozione di politiche commerciali protezionistiche in modo pragmatico e selettivo potrebbe limitare gli effetti inflazionistici derivanti dall’imposizione di dazi universali. 

BANCHE CENTRALI 

Le politiche monetarie dei principali istituti centrali a livello globale diventeranno progressivamente meno restrittive e saranno adattate alle specifiche condizioni economiche di ciascun Paese. Di conseguenza, ci sarà una minore convergenza sia nei tempi di attuazione che nell’entità delle misure adottate. Negli Stati Uniti, la prospettiva di pressioni inflazionistiche persistenti dovute a politiche immigratorie e protezionistiche aggressive potrebbe portare la Federal Reserve a essere più cauta nell’operare ulteriori tagli dei tassi. In Eurozona, la BCE dovrebbe ancora proseguire nel sentiero espansivo nel corso dell’anno, ma non necessariamente ad ogni riunione. In controtendenza, la BoJ continuerà il suo percorso di normalizzazione della politica monetaria, procedendo con ulteriori aumenti dei tassi di interesse di riferimento. 

RISCHI 

 Un eventuale approccio più aggressivo dell’amministrazione statunitense in tema di dazi rappresenta un rischio al rialzo per l’inflazione a livello globale e un rischio al ribasso per il ciclo economico mondiale nei prossimi trimestri. La situazione geopolitica potrebbe accrescere i rischi qualora i toni concilianti nelle negoziazioni per il cessate il fuoco nelle zone di conflitto lasciassero il posto a maggiori timori di escalation.

Gianluca Pino

Consulente Finanziario

Come consulente finanziario, ho avuto l’onore di proteggere e pianificare gli investimenti di numerose famiglie italiane per 25 anni, ispirandomi ai valori di un buon padre di famiglia. La mia attività si distingue per l’innovazione, la tecnologia, la qualità del servizio e il valore delle persone.

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Dott.Gianluca Pino | Iscritto all’albo unico dei Consulenti Finanziari sez. I Calabria Delibera n. 11992 del 01/06/1999